048 - CRISTIANI STRANIERI NEL PROPRIO PAESE

Marsala – 10/10 – 2014

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Gentile dottor Landi,

Mi riferisco al suo dotto intervento a proposito di cittadinanza.

A differenza del cittadino europeo e in particolare dell’italiano, è da ricordare che il cittadino arabo sia cristiano che musulmano, ha una identità intimamente legata al suo credo religioso alla sua comunità prima ancora che allo stato di appartenenza.

Tra il 19mo e il 20mo secolo milioni di europei sono emigrati e stabiliti in africa del nord e nel medio oriente contribuendo sostanzialmente allo sviluppo economico e culturale dei paesi africani senza quasi mai radicarsi nel tessuto sociale, si sono ritrovati poi espulsi ritornando nei loro paesi di origine. Nello stesso tempo le potenze europei hanno gareggiato per erigersi a protettori dei cristiani davanti alle autorità ottomane per esentarli dall’applicazione delle leggi islamiche a forte discriminazione rispetto ai non musulmani cosi da acquisire una influenza sulla governabilità di questi paesi. Alcune comunità cattoliche, minoranza della cristianità locale, hanno usufruito di detta influenza per cercare di sottrarsi alle discriminazioni del sistema giuridico tutt’ora in essere nel nostro ventunesimo secolo. Questo stato di cose ha influito sull’atteggiamento dei musulmani verso i cristiani locali in senso lato considerandoli stranieri nel proprio paese.

Questo riguarda specialmente la situazione del Medio Oriente per la buona ragione che la cristianità era sparita dal Nord Africa nonostante che ancora nel XI secolo esistevano ancora mille duecento vescovi.

In quanto ai copti in Egitto sono i cristiani più numerosi del medio oriente sopravvissuti a numerosi massacri discriminazioni e vessazioni nel corso dei secoli grazie all’attaccamento alla loro terra e loro clero tenendo un profilo basso; a differenza degli altri paesi il loro flusso emigratorio ha preso inizio soltanto con l’era di Sadat poi proseguito con Mubarak, durante tale periodo lei si ricorderà che il Patriarca era stato imprigionato per alcuni anni dopo aver sollevato critiche sulle politiche discriminatorie e vessatorie delle autorità verso i cristiani.

Per farla breve la chiesa copta egiziana è radicata nella sua terra ed è sopravvissuta grazie al suo basso profilo niente a che fare con la ricerca di protezione dal governo, molto fieri delle loro tradizioni religiose. A seguito della distruzione di 83 edifici religiosi in Egitto il 14 agosto 2013 ad opera dei loro confratelli musulmani ho sentito dire da alcuni vescovi “possono bruciare le chiese di pietre ma loro non sanno che la Chiesa si trova nei nostri cuori”. Capisco che certe apparenze ingannano specialmente chi non frequenta il popolo locale, non conosce le consuetudini o non riesce a percepire il loro sentimento profondo per ignoranza della lingua o per diversa educazione. Per inciso non sono copto ma egiziano di nascita, credo nel dialogo con il rispetto delle opinioni e dei fatti.

Giuseppe Samir Eid
RC Milano Sud-Est

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.

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