R014 - SCUOLA ARABA A MILANO. PERCHÈ?

Lettere al Corriere del 3/09/2005 e 23/10/2005

(Leggi la versione sfogliabile)

Ma torniamo in Europa: mi domando, 20 o 30 anni fa il cittadino europeo non sapeva dell’esistenza dell’islam se non vagamente. Negli ultimi trent’anni l’islam si è impiantato in Europa con le buone o le cattive maniere aiutato in questo da certe nostre forze politiche per ragioni che non conosco e che mi farebbe piacere conoscere e poter capire le loro motivazioni.
Alcune voci nostrane hanno messo in guardia dal contrasto di culture che potrebbero scaturire dall’arrivo di milioni di persone con usi e costumi chiaramente in contrasto con le legislazioni europei, non ultimo il Cardinale Martini nel 1990, Noi e l’islam. Abbiamo addirittura protetto personaggi ricercati nei loro paesi per aver insidiati la stabilità dei loro Stati.
caro Direttore, Lei è certamente al corrente che la maggioranza dei musulmani in Italia sono di provenienza Medio Orientale, cioè di cultura araba, e ha trovato nella nostra democrazia, un garantismo e una libertà che non ha avuto nei paesi di provenienza. Ci si domanda: vogliono vivere in Occidente importando usi, costumi e culto come praticato nei paesi arabi? Evidentemente occorre fare una distinzione tra l’Islam ufficiale, i musulmani e l’integralismo.


Ma quale messaggio propongono i Centri in Italia? di fronte a problemi che ci separano, quali: Libertà religiosa, il matrimonio misto, la disponibilità ad osservare le leggi dell’Italia, e la volontà di convivenza? Moschee e Centri continuano ad insegnare un islam tradizionalista che concepisce il modo di vivere occidentale (alias cristiano) come contrario all’islam e dunque ripropone un occidente da islamizzare. Le conseguenze sul comportamento di milioni di persone, sono intuibili.
Il richiamo all’identità islamica, non è tuttavia sempre compatibile con l’assetto giuridico e socioculturale dei paesi europei. Da ciò nascono potenziali situazioni di conflittualità che esigono di essere affrontate con la necessaria consapevolezza per mantenere un ordine istituzionale e sociale che sia, certo, aperto al pluralismo culturale, ma nel quadro di un sistema di valori, condiviso e giuridicamente definito, cui tutti le componenti sociali, anche gli immigrati, è auspicabile aderiscano.
Ecco quanto mi sarebbe piaciuto trovare e non riscontro, nella maggior parte dei media.
Complimenti per l’articolo di oggi:
• non riesco a capire come mai alcune frange politiche (e lei aggiunge cattoliche) si ostinano su una strada suicida? spero che me lo potrà spiegare un giorno.

Giuseppe Samir Eid

• I miei amici musulmani “moderati” termine che non mi piace, sperano che l’occidente possa influire sul fanatismo nel mondo arabo, ma rimangono stupefatti.
• arabi, e io sono uno di loro, emigrati in Europa per allontanarsi dal fanatismo che impera dagli anni cinquanta, se lo ritrovano qua! incoraggiato da….non ho capito da chi e perchè! sono a digiuno di politica.
Spero tanto che lei continua e che non sia lasciato solo.

Giuseppe Samir Eid

Commento all’Appello dell’Onorevole Vittorio Agnolotto
corriere di Milano 23 ottobre 2005
Scuola islamica di via Quaranta: Appello di solidarietà
Sotto il paravento della solidarietà e dei buoni sentimenti dei milanesi l’Onorevole Agnoletto rilancia l’iniziativa di riaprire la scuola e del diritto allo studio dei bambini egiziani e degli immigrati più in generale.
Le pongo alcune domande:
• migliaia di famiglie di immigrati, egiziane e non, hanno trovato posto nelle scuole italiane, come mai ci si ferma a cento famiglie “tutte egiziane”? tutte musulmane? e proprio quelle?
• Chi ha mai impedito l’iscrizione di questi bambini alle scuole statale?
• Il ministro Moratti ha preso una decisione che va all’incontro dell’ integrazione di questi bambini nel sistema di educazione del nostro paese: Con quale ragionamento Lei non soltanto protesta per il bene dei bambini, ma invita a manifestazioni che vanno proprio contro l’interesse dei bambini, lasciandoli nel frattempo per strada?
• Ha mai avuto modo di prendere visione del sistema educativo egiziano per decidere che quello approvato dal nostro ministero sia inopportuno e persino diseducativo se fosse applicato a questi bambini tutti speciali?
• Il desiderio di apprendere la lingua materna è lodevole e va incoraggiato, per sua informazione, le istituzioni hanno istituito tali corsi al di fuori dei programmi scolastici, del tutto volontari cosi da consentire questi bambini di poter, un giorno, preparare una equivalenza ai programmi del paese di origine quando sarà necessario. Ma quanti saranno? I paesi della lega araba sono 22, ha mai pensato ad istituire 22 scuole speciali?
• Il Corriere ha riportato una dichiarazione dell’ambasciatore egiziano a Roma, Helmy Bedeir, che ha confermato che l’Egitto non ha nulla a che fare con quella scuola “e che una commissione ministeriale presso il consolato egiziano a Milano esamina gli studenti a titolo personale”. Proprio per il bene di questi bambini non spetterebbe alle autorità egiziane a trovare un accordo con quelle italiane? E visto che l’intento e di preservare la conoscenza della lingua araba non sarebbe il caso che sia la Lega araba ad occuparsene? Sempre per il bene di questi bambini.
• Le nostre scuole Pubbliche italiane insegnano la Libertà religiosa, l’uguaglianza dei sessi, la disponibilità ad osservare le leggi dell’Italia, la negazione dei ghetto, e tutto quanto significa la volontà di convivenza. Conoscendo la dedizione dei nostri insegnanti, è proprio nelle aule scolastiche che i figli degli immigrati vivono l’integrazione e si costruiscono il loro futuro su base solide, sia che vorranno stabilirsi in Italia, tornare nel loro paese oppure viaggiare nel mondo globalizzato.

Cordiali Saluti

Subject: scuola di via Quaranta a Milano

Caro dr….:
sono d’accordo con lei che le ns istituzioni debbono attuare le leggi senza tentennamenti; questi atteggiamenti di “dialogo”, per noi di cultura araba, sono facilmente interpretati da insicurezza, esitazioni e simili. La questione di autorizzare l’insegnamento della lingua araba, o di qualsiasi altra cosa inerente la “cultura egiziana” è delicata e rappresenta uscire dalla porta grande per rientrare dalla porta di servizio per riappropriarsi la palla in gioco. Per un italiano potrebbe sembrare normale e logica la richiesta però fare attenzione in quanto tramite l’insegnamento della lingua araba, o di qualsiasi altra materia da parte di un insegnante scelto da loro, si fa rientrare in gioco il corano con tutte le conseguenze che si voleva evitare. Mi permetto di suggerirle questo commento per prevenire guai futuri; e qui non c’entra destra o sinistra.
Sono in partenza per il Canada per visitare un pezzo della mia famiglia di origine egiziana, ma spero di poter leggere la sua risposta.

Perchè una scuola araba a Milano?
Scuola araba di via Ventura a Milano:
La scuola in questione ha preso indifferentemente varie connotazioni senza rendersi conto che scuola araba e laica, egiziana, islamica non sono denominazioni equivalenti tra loro. Non sarebbe il caso di accertare verso quale indirizzo si sta avviando la scuola?
Il fatto che gli immigrati siano in maggior numero proveniente dall’Africa del Nord, non va trascurato, perchè essi portano con sè un livello culturale e un insieme di tradizioni e di abitudini che sono molto diversi da quelli della società occidentale. Perciò quando le famiglie approdano in Europa, il contatto con una mentalità per loro completamente nuova li porta a subire un forte shock psicologico. Si tratta di una situazione rischiosa in cui, se non si evita che gli extracomunitari vengano emarginati e abbandonati a se stessi, possono maturare incomprensioni e atteggiamenti di frustrazione.
Secondo l’Associazione delle donne marocchine in Italia, la comunità araba più numerosa, 80% delle loro donne in Italia sono analfabete, mentre la maggior parte degli immigrati non padroneggia a sufficienza la lingua del paese ospitante, in modo da consentire loro di svolgere autonomamente un’attività professionale ed un inserimento sociale pacifico. Non risulta sia stata proposta la creazione di una scuola marocchina.
Questa incompleta integrazione culturale spesso provoca conflitti laceranti all’interno delle famiglie stesse; perciò l’utilità per le famiglie che i figli frequentino la scuola pubblica in quanto riescono meglio ad integrarsi culturalmente ed edificare i ponti con genitori che non hanno affrontato lo stesso percorso d’integrazione. I principali beneficiari saranno i figli stessi i nostri concittadini, le loro famiglie e la società nel suo insieme.

Allora domando: quale la necessità apparente di creare una scuola separata? ?

Giuseppe Samir Eid

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.

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