026 - PRESEPIO SI, PRESEPIO NO...

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In questo periodo prenatalizio in alcune scuole le anime si stanno scaldando sul tema: “Presepio si presepio no” con la scusa del rispetto verso i non cristiani, per “non offendere” i nuovi immigrati in Italia.
Premetto che i non cristiani sono sempre stati presenti nelle scuole ma il problema si è posto sol tanto con l’arrivo dei musulmani. Spesso chi pone il problema non sono i musulmani stessi ma proprio certi insegnanti, o per fare tendenza o perché s’illudono di favorire l’integrazione penalizzando tutto ciò che fa parte della tradizione cristiana. In nome del rispetto delle differenze e della tutela del le minoranze si ri nuncia a realizzare il presepio in classe durante il periodo natalizio, si scelgo no poesie o canti rigorosamente non religiosi per la recita di Natale, si chiede di togliere il crocifisso dai muri delle scuole, degli ospedali… Così, oltre che discriminare la larghissi ma maggioranza degli utenti della scuola, si impedisce di fatto ai musulmani e a coloro che appartengono ad altre fedi di conoscere elementi essenziali della storria e della civiltà italiana che sono di natura cultu rale prima ancora che confessionale.

Si tratta di for me di autocensura assolutamente dannose, che alimentano i conflitti anziché governarli e che denotano problemi di identità in chi se ne fa promotore. Il fattore religioso nei paesi arabi è parte integrante dell’identità dei popoli. L’indole e la tradizione delle popolazioni che abitano i paesi della fascia meridionale dell’area mediterranea le rendono parti colarmente sensibili al coinvolgimento religioso. Un atteggiamento, questo, che possiamo comprendere meglio se prendiamo in considerazione il fatto che rimerà società è impregnata di caratteri religiosi. I musulmani non si offendono alla vista del crocifìsso o del presepio o di qualsiasi forma possa prendere una cultura religiosa cristiana. Il Corano riconosce che Gesù è concepito da una vergine «eletta su tutte le donne del creato» senza l’intervento di un uomo. Dio, per mezzo di un angelo apparso sotto forma di uomo perfetto, annuncia a Marta «la buona novella d’una Parola che viene da Lui. il cui nome sarà il Cristo, Gesù figlio di Maria», ossia la nascita di un «fanciullo purissimo» che inse gnerà «il libro e la Sapienza e la Torah e il Vange lo». Nei paesi arabi i musulmani si fanno in quattro per iscrivere i figli nelle scuole cristiane dove esisto no naturalmente tutti i segni del cammino cristiano e nessuno si è mai offeso per questi emblemi. A mio parere, solo se è garantito un “nucleo duro” di base le comunità straniere possono amalga marsi, integrarsi con gli elementi fondativi. C’è un’identità di fondo dalla quale non si può prescìn dere per progettare nuove forme di società: essa però non è qualcosa di fisso e immutabile nel tempo ma una realtà in divenire che, pur conservando le sue caratteristiche costitutive, è capace di integrare elementi di altre culture che siano compatibili con essa, di recepire e amalgamare le novità che incontra sul suo cammino e di arricchirsi con esse. La convivenza va fondata mi valori e certezze, e se nascondiamo i cardini della nostra cultura, a quale integrazione potrà aspirare la scuola italiana? Ci vuole sicuramente molto tempo perchè un’autentica integrazione possa realizzarsi, ed e certamente necessa ria una chiara volontà di accettare le regole da parte di chi arriva dall’estero, ma se la società ospitante non possiede un’idea chiara della propria identità non sarà capace di integrare, anzi, sarà spaventata dal nuovo nel quale vede una minaccia alla propria sicurezza. Per questo i flussi migratori e la crescita dì comunità musulmane costituiscono un’autentica, verti ginosa sfida per la società italiana, che e costretta a interrogarsi sulla consistenza dì ciò che la costitui sce, a ritrovare le idealità e le ragioni profonde che la definiscono come collettività, come nazione, come comunità umana. Facciamo in modo che la festa della Natività non diventi quella del panettone!

Giuseppe Samir Eid

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.

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