046 - EUROPA, MONDO ARABO E CULTURA

A latero dell’incontro …. In Vaticano – 2013

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La cultura è componente essenziale per migliorare la sinergia tra i fattori produttivi e i poteri decisionali, fa da ponte tra le risorse umane di una azienda specie se multinazionale operando su due continenti o a livello planetario. L’Africa del Nord e il Medio Oriente rappresentano un mercato di oltre trecento milioni di abitanti a poche ore del’Italia ma che riceve poca attenzione d’investimento al di fuori del campo dell’energia. E necessario sviluppare una strategia per favorire l’espansione della nostra media impresa verso questi mercati con un ritorno proficuo per gli attori in termini di sviluppo dell’area di scambio, della società africana in questo caso araba, e di ritorno sull’investimento.


Intendo fare giungere la nostra voce affinché il Governo unitamente al Parlamento Europeo si faccia sempre promotore efficace di giustizia, libertà e pacifica convivenza fra le popolazioni dell’area mediterranea. La stragrande maggioranza degli arabi vive in estrema povertà, in quanto lo sviluppo demografico non è accompagnato da una crescita economica adeguata. Occorre un cambiamento radicale nella formazione dei cittadini, un problema di cultura, allo scopo di far comprendere a tutti di essere uguali e che la violenza è intollerabile. E’indispensabile chiedere al mondo arabo di lavorare sull’educazione, sui media, sui libri di testo nelle scuole e perfino invitare a questa linea educativa e di pace, gli imam che hanno in mano il formidabile strumento delle prediche nelle moschee. La migliore risposta all’estremismo è creare un fronte internazionale unito che si appoggi su standard universali di libertà di credo e religione parte integrante dell’identità dell’individuo.
Certo é che l’Europa e l’Italia in particolare ha interesse per un M.O. e Nord Africa stabili, ma un siffatto obiettivo é possibile col promuovere lo sviluppo tecnologico, garantendo il flusso del petrolio, mettendo freno all’emigrazione, creando un clima di fiducia tra le popolazioni e realizzando la sicurezza delle frontiere concordate e riconosciute. A livello politico è importante che l’Occidente, negli scambi tecnologici o di mercato, sappia unire o subordinare anche scambi culturali con criteri di reciprocità sopratutto per la gente semplice, il popolo, alla effettiva promozione nel paese dei valori di libertà civile e religiosa per tutti senza discriminazione alcuna e che, al riguardo, vi sia una intensa opera di monitoraggio. La stabilità sociale attraverso la cultura porterà pace e di conseguenza uno sviluppo economico dell’area mediterranea a beneficio degli attori interessati.

Commento inviato

trasmissione di stamane domenica 17/10/10 molto interessante specialmente le interviste ai rappresentanti musulmani, non direi dell’islam. Sammakh da sempre coinvolto nel dialogo, Il mufti della Siria Hassoun è stato molto logico.ha anche detto che la pratica della religione è condizionata dalla cultura del popolo, sappiamo che questa è influenzata da i testi scolastici! Ma uno si chiede:nonostante i mufti siano dei leader religiosi riconosciuti rimangono sempre stipendiati dallo Stato e dal Governo (dittatore) in carica. Allora perché quel fossato tra parole, intenzioni, wishful thinking, e la realtà? Me lo ha confessato Al Khatami alla Gregoriana: il fossato dipende da un problema politico e non religioso. Mi domando allora, ma se il religioso dipende dal politico? Un circolo vizioso sul quale la politica occidentale dovrebbe puntare con più incisione. cosa ne pensa? Cosa possiamo fare?
Grazie e complimenti.

“Engage life for what worth and remains”
Giuseppe Samir Eid

Il papa e i fratelli musulmani

Il papa e i fratelli musulmaniL’immigrazione dei musulmani ci ha fatto prendere coscienza del‘identità di fondo e dei valori sui quali la nostra civiltà si è sviluppata ma ai quali molti di noi si sono assuefatti; lo considero un esempio della ricchezza che può essere generata dalla globalizzazione. Una ricchezza che può realizzarsi offrendo alla persona immigrata dignità e l’opportunità di uno sviluppo umano per una integrazione propositiva, in contrasto con l’esclusione. Inclusione invece non può voler dire spostarsi un po’ per far posto anche all’altro, a qualsiasi altro. Vuol dire costruire con la ragione un quadro di valori umani, una cornice del bene comune e dentro questa cornice far posto a chi la condivide, pur se di religione o di cultura diversa. Senza di ciò non si dà vera inclusione. Questo compito è eminentemente politico e la politica che se ne volesse esimere, limitandosi ad accogliere senza includere, non svolgerebbe il proprio ruolo.

Mi auguro che ogni Comunicatore religioso e non, musulmano o altro si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti.

Un ultimo augurio non meno importante anzi è che i responsabili della comunicazione della Santa Sede provvedano a far pubblicare e circolare su i media islamici, televisioni radio e carta stampata, i buoni propositi scambiati a livello alto pena che rimangono veramente in alto senza raggiungere il popolo..

Giuseppe Samir Eid

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.

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