DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

84 lione di morti dove più Stati (Israele com- preso) hanno fornito armamenti alle parti in guerra. • Guerra del Golfo con più di 100.000 morti che, risolte poco tempo, ha palesato la non- curanza e l’indifferenza per il Libano, Paese a connotazione araba, da salvare dalle in- vasioni straniere arabe, israeliane, iraniane, ecc: • Sarajevo, in piena Europa, dove musul- mani, cristiani ortodossi, cattolici ed ebrei vivevano insieme da sec Sotto gli occhi di tutti questa convivenza è stata distrutta. Ulteriori difficultà nel rapporto fra mondo occidentale mondo islamico vengono dal fatto che il divario economico aumenta tra il nord del Mediterraneo, in maggioranza cristiano ed il sud a maggioranza musulma- na, suscitando il sentimento di frustrazione delle masse arabe, spesso strumentalizza- te politicamente. I luoghi comuni de critica che si sentono ripetere contro l’Occidente sono del tipo: il colonialismo economico è subentrato a quello militare, il desiderio di rivincita contro gli ex-colonizzatori, il sen- so di vittimismo, la fonte dei mali dei popoli an... (povertà, sfruttamento. divisioni inter- ne,...) e loro debolezza di fronte ad un Oc- cidente forte, ricco e, soprattutto cristiano amico dei sionisti, fanno da propellente al senso di frustrazione dilagante nelle masse abilmente manipolate. Il terreno per la sfida si fa maturo. Dopo l’11 settembre L’instabilità del Medio Oriente accompa- gnata dal …. diffuso contro l’Occidente, sono risultati dei principali... menti del ter- rorismo islamico, fonte di pericolo per tutto l’Occidente e non soltanto per gli USA e gli stessi governi dell’area mediterranea. Una popolazione araba frustrata nelle sue aspi- razioni in termini di educazione, inesistenza sociale e sanitaria, e di prosperità, sarebbe facile preda del disordine politico, conti- nuando a rappresentare una minaccia per la stabilità delta regione e del mondo. Inol- tre, la presenza maggioritaria di terroristi di nazionalità saudita ha scosso la fiducia degli USA verso l’alleato di ferro, principale for- nitore di greggio ma pur sempre finanziato- re dei movimenti islamici avversi al modo di vivere occi dentale. Lo scopo principale dell’intervento armato in Irak nel marzo è, a mio avviso, di tentare di introdurre nel cuo re del mondo arabo, alle porte dell’A rabia Saudita, un governo che porti stabilità e non intralci il processo di normalizzazione dei rapporti tra pale stinesi ed israeliani e di portare il be nessere economico e sicu- rezza che servano da esempio di governo nella regione. Il tutto finanziato, ben s’inten de, con il ricavato del petrolio irache no. Lo sviluppo e la giustizia in un eli di libertà saranno il propellente per la pace nel Me- dio Oriente, isolando le frange estremiste e proponendo un esempio di nazionalismo (arabo e israeliano) privo di estremismo religioso: il sogno dell’unità araba tra mu- sul mani, ebrei e cristiani. L’eliminazione della turbolenza nella regione toglierebbe ai giovani il mo vente per emigrare, tesau- rizzando il patrimonio investito nei giovani arabi. In quanto alla democrazia, non è un concetto “prèt-à-porter” che si applica su un corpo sociale eterogeneo ma, con la li- bertà di espressione, si potrà in un termine più o meno lungo svilupparne il processo ri- spettando i valori ancestrali ed il pluralismo. Se la dinamica di pace troverà finalmente spazio nel Medio Oriente, lo Stato ebraico, con la sua democrazia e la sua sviluppata eco nomia di mercato, ma desistendo dal- lo Stato confessionale, non rischia più di trovarsi isolato in un’area dove cre scerà la coesione fra i Paesi arabi, ma piuttosto agirebbe in sinergia con loro. Ad eccezione del Libano, sino all’inter vento della forza di occupazione siriana, il mondo arabo non ha conosciuto la libertà di espressione. Per il Libano, liberato dal controllo siriano, si pre- senta l’opportunità di ritrovare il leggenda- rio spirito imprendito riale libanese che ha costituito la forza della sua economia ed il

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