DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

92 nese, un po’ più di 100.000 persone su un totale di mezzo milione. Nel 1948 probabil- mente ne formavano il 20%: 300.000 su 1,2 milioni. Dopo la prima guerra arabo-isra- eliana si contavano circa 70.000 cristiani spostati, oltre a 500.000 rifugiati musulma- ni. Tra il 1949 e il 1967, il regime giorda- no, potenza occupante la Cisgiordania, ha moltiplicato le angherie verso i cristiani e favorito la loro emigrazione: la popolazio- ne cristiana di Gerusalemme Est passa in quel periodo da 28.000 a 11.000 persone, ciò significa che 17.000 persone (61% della popolazione)sono state cacciate. Il regime israeliano, dal 1967 al 1993, favorisce al contrario il mantenimento dei cristiani sul posto, ma senza arrivare ad unire a Geru- salemme le località cristiane della periferia, come sperava il sindaco cristiano di Bet- lemme Elias Freij. La creazione nel 1994 dell’Autorità Palestinese, il quasi-Stato mu- sulmano diretto da Yassser Arafat, è una catastrofe: delle persecuzioni continue con- ducono alla partenza dei ¾ della comunità. Alcuni fra loro trovano rifugio in Israele, altri in Europa o Stati Uniti. A Betlemme non c’è più del 15% dei cristiani, contro il 62% del 1990: gli abitanti cristiani espulsi sono stati rimpiazzati da dei Beduini islamisti della re- gione di Hebron. ISRAELE Unico Stato non arabo e non musulma- no del Medio Oriente, Israele conta oggi 350.000 abitanti cristiani su 6,5 milioni, quando se ne recensivano nel 1951 30.000 su 1,5 milioni: in cifre assolute, questa popo- lazione si è moltiplicata più di undici volte; in cifre relative, in rapporto a una popolazione in forte crescita, è passata approssimativa- mente dal 3 al 6%. Nel corso dei primi 20 anni che hanno se- guito l’indipendenza (1948-1968), numero- si cristiani israeliani di cultura araba sono emigrati. Oggi si assiste al contrario a un’immigrazio- ne dei palestinesi cristiani di Cisgiordania in Israele. Le comunità cattoliche e ortodos- se sono state inoltre rinforzate negli anni ’90, per l’arrivo di numerosi cristiani dell’ex URSS autorizzati a immigrare in ragione dei legami familiari con degli ebrei. Il Va- ticano ha siglato un concordato con Israele nel 1998 e ha appena creato un vescovato cattolico di lingua ebraica. GIORDANIA Al momento della sua creazione nel 1923, l’emirato di Transgiordania non contava che mezzo milione di abitanti, di cui qual- che migliaio di beduini cristiani, discendenti dalle tribù cristianizzate accertate in Arabia fino all’epoca di Maometto. Dopo il 1948, questa comunità si è ingrandita per dei ri- fugiati cristiani palestinesi di Gerusalemme che avevano legami di parentela e matri- monio dal XVII secolo. Oggi rappresenta il 10% circa della popolazione totale. Dal 1970, la dinastia Hascemita protegge que- sti cristiani al fine di accattivarsi l’opinione pubblica occidentale. Uno dei confidenti del defunto re Hussein, il giornalista Rami el- Khouri, era cristiano. IRAK Quasi 10% di cristiani in Irak nel 1920 (300.000 su 3 milioni di abitanti), 3% oggi (un milione su 24 milioni). Uno degli “atti fon- datori” del nazionalismo iracheno è stato il massacro, nel 1932, di parecchi migliaia di Assiri cristiani del nord del Paese, di lingua aramaica, e l’espulsione di parecchie deci- ne di migliaia di sopravissuti. E’ vero che questa comunità reclamava la creazione di uno Stato autonomo. Il primo re, Faycal Ier, personaggio romantico venuto da Hedjaz, è morto di dispiacere e di disgusto qualche mese più tardi dopo questo genocidio, men- tre suo figlio Ghazi organizzava una parata per celebrare l’avvenimento. Gli altri cristia- ni iracheni in particolare i Caldei cattolici sono emigrati al 50%, o si tengono a un’atteggia- mento di sottomissione assoluta verso il po-

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