DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

30 cristiani e gli ebrei che risiedevano in que- ste regioni a far sì che questo patrimonio culturale originario si sviluppasse e rima- nesse in vita anche dopo la penetrazione dell’islam. Dopo la conquista islamica, le comuni- tà cristiane del Medio Oriente, e in parte anche della Spagna, si sono rapidamente arabizzate, introducendo così nella cultura araba le loro antiche tradizioni cristiane: greca, siriaca, copta, e anche latina. I cri- stiani di tutte le confessioni si sono messi a tradurre, dal greco e dal siriaco all’arabo, le opere letterarie e scientifiche dei loro predecessori provocando così un rinasci- mento durato sino a tutto il Medio Evo, quando il mondo occidentale era ancora immerso nel buio. La civiltà araba e isla- mica è debitrice pertanto sia nei confronti dei cristiani sia delle altre minoranze locali, come gli ebrei, come pure verso la cultura asiatica, poiché ha radici spirituali che si rifanno all’esperienza orientale. Un confronto tra culture La storia insegna che i fattori che danno origine allo slancio e allo sviluppo di una civiltà sono il ritorno alle radici ma anche l’apertura verso la cultura del tempo in es- sere. La rinascita Abbaside (sec. VIII-XIII) citata come esempio di gloria dai popoli arabi è dovuta al connubio fra questi due fattori, dei quali i cristiani sono i fautori principali. L’aver amalgamato le civiltà si- riaca, ellenica e persiana con quella araba ha dato luogo alla rinascita promossa dagli Abbassidi. E’ bene ricordare inoltre che la rinascita araba moderna iniziata nel XIX secolo è stata causata non soltanto dal ri- torno verso le sue radici, ma anche dall’a- pertura verso le civiltà moderne. Questo connubio fra passato e presente crea quel- la sinergia che fa da stimolo verso il futu- ro. Un altro esempio? Il primo giornale in lingua araba, Al Ahram, fu fondato al Cairo da due fratelli di origine siriana, Bishara e Selim Takla, utilizzando la tecnologia del momento, ma anche grazie alle apertu- re politiche del Kedive Mohamed Ali. Ad avvalorare il concetto del valore che può avere l’ eredità orientale per l’universo cri- stiano, sta il fatto che delle cinque chiese riconosciute dai primi Concili Ecumenici, alla testa delle quali siede un Patriarca, ben quattro si trovano in Medio Oriente: a Costantinopoli oggi Istanbul, Antiochia al sud della Turchia, Alessandria d’Egitto, e Gerusalemme. Roma, sede patriarcale del papa, Patriarca d’occidente, è ricono- sciuta come madre di tutte le Chiese. Io credo che l’Occidente debba riscoprire i valori sui quali la società si è evoluta, an- che attraverso la riscoperta del patrimo- nio culturale e religioso dell’Oriente, culla delle tre religioni monoteiste. A proposito della necessità di conoscere la cristianità orientale e i popoli musulmani, mi sia con- sentito anche di citare un grande islamista francese accolto nell’accademia araba del Cairo, fattosi prete melkita, che ebbe a di- chiarare: “Esiste un popolo che nessuno veramente ama, perché nessuno vera- mente conosce, e che nessuno veramente conosce, perché nessuno veramente ama, e questo popolo è il popolo musulmano.” Il valore della sinergia fra i popoli. Abbiamo dunque visto che i mezzi di co- municazione hanno abbassato le barrie- re fisiche fra le nazioni, incrementando i movimenti fra i popoli. Gli stessi mezzi di comunicazione vanno utilizzati per ab- bassare le barriere culturali. Per gestire questo cambiamento è necessario agire di concerto Nord e Sud, Oriente ed Oc- cidente non lasciare spazio a coloro che pretendono di detenere il monopolio della verità e di voler utilizzare la coercizione per imporre la loro verità. Il nostro mon- do è come un unico corpo umano con due polmoni: ha bisogno di tutte due per respi- rare. Per la stragrande maggioranza degli europei, emerge la consapevolezza di una conoscenza solo superficiale della cultura

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