DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

146 Diritti Umani -Dichiarazione Univer- sale dellONU del 1948 Lapplicazione delle risoluzioni ONU riguar- do ai diritti umani nei paesi arabi va fatta senza tentennamenti. Rilevo con ramma- rico lindifferenza, se non la latitanza dei governi dellUnione Europea a pretendere leliminazione delle discriminazioni inserite nei leggi che riguardano le relazioni tra le persone nei paesi arabi. Sono vere umilia- zioni che provocano il lento spopolamento delle minoranze discriminate, una shoah in bianco. Si calcola che circa dieci milio- ni di arabi autoctoni siano dovuti emigrare verso loccidente per sopravvivere o re- cuperare la loro dignità di liberi cittadini e garantire ai loro figli un futuro con uguali diritti di fronte alla legge. Un esodo forza- to che ha sradicato dalle loro terre native intere minoranze autoctoni provocandone lentamente la scomparsa di fronte allindif- ferenza delle istituzioni internazionali e dei poteri politici vogliosi di fare affari con i pa- esi ricchi di fonti energetiche. Non esiste paese a maggioranza islamica in cui i cristiani siano del tutto liberi di pra- ticare la loro fede o le donne libere di eser- citare la loro dignità di persone. Lesperienza millenaria convissuta da arabi cristiani e musulmani ci porta ad affermare che il rapporto fra islam e cristianesimo nel Medio Oriente, è di grande importanza an- che per comprendere e gestire la presenza dei musulmani nei paesi europei. La sepa- razione fra stato e religione in Occidente offre indubbiamente una maggiore possi- bilità di integrazione sociale, e di scelta re- ligiosa anche ai milioni di musulmani che vi risiedono. Risalta agli occhi dei musulmani stessi lin- differenza dei nostri governi alla sorte delle minoranze cristiani nei paesi islamici e la nostra riluttanza a confrontarci con coloro che li stanno umiliando. La difesa dei cop- ti dEgitto, dei melkiti e maroniti nel medio oriente, delle chiese assire nella Mesopo- tamia, dei cristiani e neri africani in Sudan, e della libertà religiosa degli stessi musul- mani, contro le discriminazioni, va fatta a nome dellapplicazione dei Diritti Umani. Questa difesa potrà favorire un proficuo dialogo esistenziale con i musulmani mino- ranza religiosa in Europa. Dialogo interreligioso. Nellinflazione di parole dei nostri giorni, frasi per esempio come siamo tutti fratelli sono divenute comunissime; fannochic. La fraternità è un compito che attende la sua realizzazione, siamo chiamati a riscoprire il fratello dimenticato e cosi a trasformare in realtà effettiva una pura e semplice possi- bilità. Non cè dialogo senza la verità, tutta la verità. No, allarte dellaccomodamento; dire solo ciò che piace allaltro è creare con- fusione, mentre insistere su ciò che non si condivide è creare fanatismo. Sia nel corano che nel vangelo il pozzo è il centro degli incontri perché lacqua è il segno della vita. Noi non abbiamo più poz- zi, apriamo solo rubinetti e non compren- diamo più questo segno. Il dialogo mira a creare nel nostro cuore un pozzo dove incontrare lacqua perché di vita eterna; una rivoluzione dei cuori. Il dialogo inter- religioso, infatti, non si propone come una conversione da una religione allaltra, ma la mutua conoscenza e la condivisione delle proprie ricchezze spirituali. Il dialogo con i musulmani parte dalla cultura anziché dalla religione dove troppi differenze e pregiudizi ci separano. Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale costituiscono la grande base per il dialogo, tra credenti e non, delle diverse religioni. A prova di questo fatto, durante la Conferenza del Cairo sulla popo- lazione nel 1994 sotto gli auspici dellONU, le posizioni del Vaticano erano più vicini ai paesi islamici aderenti allOCI, Organizza- zione della Conferenza Islamica rispetto a quelli dei paesi della Unione Europea. I principi dellUmanesimo sono una piatta- forma ideale per creare i ponti tra le perso- ne e i popoli: Chiarezza nel rapporto, fiducia

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