DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

145 La sfida dellislam radicale-politico Negli ultimi decenni si è imposta al pote- re degli stati arabi la corrente di pensie- ro che pretende di applicare alla lettera i dettami del corano senza contestualiz- zarne la lettura e la riflessione. Per di più non riesce, o non vuole, distinguere tra civiltà cristiana e modernizzazione occi- dentale. Questa corrente abbinata al sot- tosviluppo economico-culturale, riesce a coagulare ampi strati della popolazione, delusi dal mancato sviluppo economico e da riforme sociali sempre promesse dai governi e mai attuate. L'islam è allora percepito come occasione di riscatto e l'integralismo sfrutta l'ignoranza di que- sti strati sociali riguardo ai suoi obiettivi di conquista. Pregiudizi religiosi, di usi e costumi, frustrazioni, arretratezze econo- miche, sentimenti di ostilità verso locci- dente insieme a quello di popolo favori- to da Dio, sono tutti i componenti di un polveriera pronto ad esplodere se non si interviene per tempo. L'immagine che l'Islam ufficiale dà oggi di sé, è contraddittoria ed i media non danno risalto alla sua spiritualità. Sembra prestare maggiore attenzione a questioni che hanno radici di costume e di tradizio- ni piuttosto che religiose (il velo, coprire il corpo della donna, le pratiche rituali, la discriminazione tra i sessi) e non alla di- mensione interiore della persona. Visto queste differenze e contraddizioni, mi chiedo se la legge islamica di un Paese possa garantire la pace ai suoi cittadini, oppure lei stessa è fonte di odio e dis- sapori? Un dato che suscita perplessità è stato rilevato da un recente Rapporto ONU: i paesi del mondo musulmano che ospitano il 20 percento della popolazio- ne mondiale, rappresentano soltanto il 4 percento del commercio mondiale. Inol- tre, i paesi del mondo arabo musulmano dove oggi cè maggiore innovazione sono quelli che hanno poco petrolio o che ne sono del tutto privi. Non cè pace senza giustizia nei cuori La situazione giuridica del cristiano, e in qual- che modo anche della donna, è critica nei Paesi soggetti alla sharia, e non porta pace. Diamo un sguardo succinto alle condizioni legali, delle persone, predominanti nei paesi arabi; sono autentiche barriere alla pace e altrettanto nodi invisibili agli italiani. La legge religiosa islamica (sharia) condi- ziona la vita del Paese, delle famiglie, delle persone e, dunque, permea i Paesi islamici ed i centri islamici (in Italia o altrove) dove gli immigrati arabi musulmani si aggrega- no. La sharia è la fonte dellordinamento costituzionale, in una società blindata nella quale si può entrare senza poterne uscire. I cardini della sharia sono: la fonte divina della legge coranica, la non libertà di scelta religiosa, la non uguaglianza tra i cittadini ed i diritti della donna dimezzati rispetto a quelli dell'uomo. Nella tradizione islamica esiste il concet- to di disuguaglianza: tra uomo e donna, tra musulmano e non musulmano. Il mu- sulmano di sesso maschile è considerato pienamente titolare di diritti e di doveri; chi si converte ad unaltra religione o diventa ateo, è un traditore passibile della pena di morte o come minimo della perdita di tutti i diritti. Superfluo ricordare le molte limitazioni alla dignità e libertà della don- na: non può giudicare un uomo, eredita la metà rispetto al fratello, la donna cristiana non può ereditare dal marito musulmano; il marito gode di unautorità quasi assoluta sulla moglie. Il non musulmano, uomini o donna, è limitato nei suoi diritti civili e re- ligiosi ed impedito di svolgere alcuni me- stieri e professioni (ginecologo, insegnante di lingua e letteratura araba, magistrato, governo, ecc.). Per dialogare è indispensabile riconoscere le differenze e costatare che le immigrazio- ni ci danno lopportunità di poter imprimere una maggiore spiritualizzazione alla nostra vita e di far conoscere il valore della libertà religiosa.

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