010 - CRISTIANI E MUSULMANI IN CAMMINO: PROSPETTIVE FUTURE

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Cristiani e musulmani in cammino nel XXI secolo
Nel corso di questi anni è stata a più‚ riprese sottolineata l’importanza del dialogo fra Cristianesimo e Islam come componente fondamentale di un nuovo umanesimo religioso. Molti sono stati anche i suggerimenti dati per tradurre in pratica questo auspicio, attingendo alla secolare storia delle comunità cristiane presenti nei paesi arabi.

In queste pagine vorrei riprendere la riflessione su alcuni atteggiamenti fondamentali, all’interno dei quali ciascuno potrà orientare il proprio impegno.

1. Valori comuni e differenze
L’elemento base da cui partire, in un rapporto fra orizzonti culturali cos„ diversi, e lo sforzo di conoscenza reciproca fra cristiani, e musulmani senza dimenticare ovviamente gli ebrei anche se il piano di lavoro riguarda principalmente l’Islam. Occorre che tutti i credenti si abituino a guardare alle altre fedi con l’atteggiamento di chi vuole scoprire i valori religiosi e spirituali in esse racchiusi. Un comportamento questo che permetterà di mettere in luce, oltre alle differenze, anche i valori comuni. Senza sminuire ciò che ci distingue, ci scopriamo uniti nella fede nell’unico Dio, nell’ascolto della Parola rivelata per mezzo dei profeti, nella convinzione che il mondo ha avuto un’origine ed è destinato a finire. La fede comune, nel giudizio finale e nella ricompensa nell’aldilà può essere il germe di un nuovo tipo di rapporti fra ebrei, cristiani e musulmani. Pur rispettando l’identità di ciascuno, i credenti di buona volontà potranno così ritrovarsi a testimoniare insieme la fede nell’unico Dio.

Da parte cristiana sono sorti vari movimenti per il dialogo interreligioso, che non deve restare per… un’iniziativa unilaterale. La comprensione e l’approfondimento della fede cristiana è una necessità meno sentita dai nostri fratelli musulmani? Il significato più profondo del dialogo va ritrovato nello sforzo di compiere insieme un profondo discernimento di quella che è la volontà del Dio della storia. “L’approfondimento delle diverse tradizioni religiose fa scaturire nuove energie per un destino comune degli uomini : le diverse religioni non dividono, ma portano nel profondo a trovare il senso sacro dell’ uomo” (Andrea Riccardi, La pace e’ possibile, Edizioni San Paolo, Milano 1993, pp.134).

Anche nel dialogo si tratta di disporre il cuore attraverso la preghiera all’incontro più profondo con Dio. Sappiamo che la fede è un dono gratuito per chiunque sia pronto ad aderire alla volontà di Dio. “Bisognerebbe esaltare i valori di preghiera, di silenzio e di meditazione, affinché tutti ascoltino Dio e imparino così„ ad ascoltare meglio i loro interlocutori. La fratellanza in Dio aprirebbe così la strada alla fratellanza degli uomini.” (Maurice Borrmans, Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani, Pontificia Università Urbaniana, Roma 1988, pag. 169)

“Così facendo, cristiani e musulmani si rendono capaci di superare gli stretti limiti delle loro appartenenze comunitarie, per interrogarsi sul valore delle diverse famiglie religiose, alla luce dei decreti insondabili del Dio salvatore (op. cit., pag. 149)”.

La sfida del futuro sta nel saper dare una risposta comune ai problemi della fine del XXI secolo, oltre a preparare le nuove generazioni alla convivenza multi etnica religiosa e culturale.

2. Rapporto personale
L’urgenza dei problemi futuri ci deve convincere della necessità di ricercare momenti concreti di dialogo e condivisione, privilegiando il contatto personale. E’ nel rapporto diretto con l’altro che è possibile un incontro autentico, al di là delle dispute teologiche. L’incontro personale con i nostri fratelli musulmani, ci prometterà di scoprire le differenze ma anche le molte consonanze capaci di rinsaldare sempre di più il dialogo.

Se tutto quanto detto finora è vero, non possiamo che rimarca e ancora una volta che il servizio reso in Occidente dai centri di accoglienza per gli mm grati non deve essere fine a se stesso. Occorre cercare di stabilire un lega e, un incontro anche a livello spirituale. I valori della conoscenza reciproca e della libertà religiosa sperimentati in Europa devono costituire una spinta per far cadere atteggia enti e impedimenti legali che ostacolano l’uguaglianza nei diritti umani e della libertà religiosa, e un rapporto fraterno fra i credenti nell’unico Dio.

Cristiani e musulmani hanno il dovere di cercare per i problemi fondamentali soluzioni dettate dalla fede in Dio e dall’amore degli uomini. “Cos’é l’uomo? Qual’é il significato del dolore, del male, della morte che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste a cosi caro prezzo raggiunte? Che cosa reca l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita? (Gaudium et Spes, n.10)”.

3. Cultura per dialogare
Secondo lo storico italiano Franco Cardini, solo la cultura è in grado di favorire la conoscenza dell’altro e il ravvicinamento fra le due rive del Mediterraneo. “Sappiamo bene che molti mali, a cominciare dalla diffidenza e dall’incomprensione, vengono dall’ignoranza: ecco perché insistiamo sulla necessità di conoscere la varia e articolata realtà del mondo vicino-orientale. Una realtà che va non solo studiata, ma anche difesa nella sua multiforme sostanza. Oggi circola in Occidente una funesta retorica dell’appiattimento, dell’omologazione, dell’assimilazione: come se la diversità fosse, in se stessa, portatrice solo d’incomprensione e di ostilità. E’ vero forse addirittura il contrario: solo attraverso la piena e cosciente accettazione della propria identità (etnica, religiosa, culturale) che s’impianta il confronto; e che su di esso si costruisce un dialogo che non deve risolversi in forme di sincretismo livellatore bensì nel riconoscimento della complementarità di ogni cultura nei confronti del mondo e della storia. Amare gli altri attraverso se stessi; riconoscere gli altri in se stessi; saper distinguere le tracce delle radici comuni che ci uniscono agli altri e pertanto quell’unità profonda che esiste anche se, agli sguardi superficiali, può presentarsi come diversità. Questo ci sembra al giorno d’oggi importante. “(La Porta d’Oriente Newsletter dicembre 1993, ENEC Europe-Near East Centre, pp.3)..

Tutti oggi parlano di pace sulla terra, ma il significato comune è diventato quello di “assenza di guerra”. Noi vorremmo dare a questo termine un senso più ampio, utilizzando tutti i mezzi in nostro possesso per incrementare la conoscenza reciproca fra i popoli e consolidare il sentimento di fratellanza tra gli uomini.

Tra gli ambiti in cui è possibile questa azione vi è il turismo, che permette di abbinare l’aspetto socio-culturale alle semplici visite archeologiche o ai soggiorni di piacere, sviluppando la conoscenza reciproca. Vi è poi il mondo accademico, dove è possibile proporre momenti di confronto fra le culture per ampliare gli orizzonti dei giovani universitari che possono più facilmente essere tentati delle teorie estremiste.

Nel mondo della scuola in generale possono essere utili scambi culturali fra scolaresche, campi di lavoro, esperienze di collaborazione fra docenti provenienti a diversi ambiti culturali.

4. Integrazione, non assimilazione
La separazione fra sfera dello stato e sfera della religione esistente in Occidente offre indubbiamente una maggior possibilità di integrazione sociale ai milioni di musulmani che ormai vi risiedono. Il termine “integrazione” qui inteso come adesione ai valori fondamentali della società di approdo senza che si rinunci alla cultura di origine. Al contrario dell’assimilazione, l’integrazione richiede un’apertura reciproca per una convivenza con pari dignità.

Rimane il fatto che l’Islam, da pochi decenni massicciamente presente in Europa, è alla ricerca della propria identità, ma manifesta la tendenza a rinchiudersi sull’esperienza dei paesi di provenienza, a cui deve ricorrere per il servizio religioso, l’insegnamento e i finanziamenti. La chiusura culturale mette a repentaglio l’inserimento nella società, fa crescere incomprensioni e rancori tra le nuove generazioni, escludendo le comunità musulmane dai benefici sociali ed economici ai quali ogni cittadino ha diritto.

Dall’Islam in Europa ci si attende una convivialità spirituale fondata sui valori contenuti nel messaggio coranico. L’immagine che l’Islam dà oggi di sé è contraddittoria e d formata. Sembra prestare maggiore attenzione a questioni che non hanno radici religiose (il velo, la discriminazione tra i sessi) piuttosto che alla dimensione interiore della persona.

In realtà, soltanto una piccola parte dei 6236 versetti del corano si occupano di questioni normative. “Il corano è composto da 6236 versetti, solo 228 sono consacrati a prescrizioni giuridiche, tra le quali 70 riguardano la famiglia, 70 il codice civile, 13 la giurisdizione e la procedura, 10 il diritto costituzionale, 10 l’ordine economico e finanziario, 25 le relazioni internazionali, 30 il codice penale. Complessivamente, il 3% del corano si occupa del diritto, e lo 0,05% delle questioni penali, mentre la quasi totalità di esso tratta della fede e della morale, della ‘via retta’, cioè dei fini da perseguire per compiere la volontà di Dio” (Roger Garaudy, Concilium, 2/90, I diritti dell’uomo e l’islam, Queriniana 1990, Brescia, pp.74.). Un noto scrittore egiziano, Said El Ashmaoui, ha scritto: “Dio ha creato l’islam come religione; ma l’uomo ne ha fatto una politica con l’islamismo”.

A conferma della profondità spirituale dell’islam possiamo citare un hadith di Muhammad sull’amore di Dio: “Quando Dio ama un servitore lo mette alla prova; se questo è paziente, lo mette da parte; se pone in Dio il suo affetto, lo sceglie… e quando lo ama di un amore totale, prende possesso di Lui, spogliandolo di tutto” .

5. Valori morali
L’esplosione tecnologica e la rapida diffusione delle comunicazioni (trasporti, immagini, media audiovisivi via satelliti, autostrade informatiche che collegano utenti di tutto il mondo in tempo reale), fanno s„ che il nostro pianeta stia sempre più diventando un “villaggio globale”. Questa mondializzazione mette a contatto popoli diversi, ciascuno con la sua ricchezza culturale e la sua visione del mondo. Vi sono maggiori possibilità di incontro anche tra poveri e ricchi, affamati e sazi: si acuisce e si esaspera così il senso d’ingiustizia in chi è meno fortunato. Spesso qu sta profonda sperequazione arriva a provocare grandi flussi migratori. La totale promiscuità di popolazioni di cos„ diversa estrazione esige la ricerca di valori umani comuni a tutti, per scongiurare la ripresa dei nazionalismi e delle violenze che hanno purtroppo caratterizzato la fine del Ventesimo secolo.

La civiltà occidentale, un tempo fortemente radicata nei valori cristiani, sta scivolando verso l’individualismo. Ma anche i paesi arabi conoscono pericolosi fenomeni sociali: prima di tutto il conflitto tra le classi più abbienti, culturalmente più affini all’Occidente, da una parte, e le masse scarsamente scolarizzate dall’altra che guardano all’Occidente cristiano con sospetto e risentimento. E’ un atteggiamento comprensibile se si dà uno sguardo agli indicatori economici: il 20% della popolazione mondiale meno abbiente dispone dello 0,5% della ricchezza mondiale. Ecco da dove nasce il sentimento di frustrazione delle masse arabe musulmane, spesso strumentalizzate politicamente. Una frustrazione, questa, presente anche tra gli immigrati musulmani in Europa, specie in quelli che non sono riusciti ad integrarsi.

Proprio a partire da questa palese ingiustizia bisogna che cristiani e musulmani si impegnino per una soluzione più umana ai grandi problemi dell’esistenza. “Nell’aiutare e liberare i deboli e gli o ressi, nel consolare ed educare gli orfani e gli handicappati, nel curare e confortare i lebbrosi e malati di mente, si riconoscerà la loro fede dai suoi atti; dallo zelo di cui daranno prova dimostrando comprensione verso gli emarginati, affetto per le persone anziane e compassione per i moribondi, si vedrà fino a dove giunge il loro amore per l’uomo.. Testimoniando agli atei che ogni uomo è un cammino verso Dio, i credenti potranno suggerire loro, nel modo migliore, che l’uomo è icona di Dio e s prema espressione di tutta la creazione visibile, per la gloria stessa di Colui che l’ha creato”. (Maurice Borrmans, Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani , Pontificia Università Urbaniana, Roma 1988, pag. 129-130)

6. Il bacino mediterraneo
Il bacino mediterraneo ha un passato glorioso: da sempre zona di incontro e confronto, è stato per millenni il centro del mondo. La scoperta dell’America e lo spostamento degli scambi verso il Nuovo Mondo e di là verso il Pacifico, ha dirottato l’attenzione dal Mediterraneo. Comunque le ricchezze naturali del Vicino Oriente hanno conservato al Mediterraneo la sua importanza strategica, e le traversie politiche di questa regione hanno sempre influenzato il mondo intero.

Ora il divario fra le rive Nord e Sud del bacino si sta ampliando. Confrontando alcuni dati riportati in un articolo dello storico Paul Balta, (Le Monde Diplomatique, ottobre 1994) possiamo cogliere le dimensioni del problema. Il volume degli scambi commerciali di Francia, Italia e Nord del Mediterraneo del 15% rispetto al totale degli scambi mondiali, contro appena il 3% dei 15 paesi del Sud. Il 70% circa degli scambi dell’Unione del Maghreb avviene con la Unione Europea, costituendo per‚ soltanto il 4% del volume commerciale della comunità. Il prodotto interno lordo per abitante (Pil) di 600 dollari in Egitto, 20.000 dollari in Francia. Il Mediterraneo ha accolto nel 1990 un terzo del turismo mondiale con 147 milioni di turisti, ma l’80% del flusso si è concentrato in Italia, Francia, Spagna e Grecia. Il divario economico si ripercuote in campo culturale: gli stati del bacino del Mediterraneo pubblicano un quarto dei libri del mondo (125.000 titoli ogni anno), ma l’85% delle novità editoriali sono concentrate nei quattro paesi del Nord.

In assenza di una seria ricerca scientifica, il Sud dipende tecnologicamente n gran parte dall’Occidente; la fuga dei cervelli dalla sola Unione del Maghreb ammonta a 10.000 unità ogni anno. Di fronte al divario demografico crescente tra il Nord del Mediterraneo, in maggioranza cristiano, e il Sud a maggioranza musulmano, un aggravio dello squilibrio economico e sociale potrebbe creare seri problemi per l’Unione Europea, con esodi massicci verso la sponda “ricca” del Mediterraneo.

7. Stati occidentali e mondo arabo
Un rapporto di tipo nuovo fra mondo occidentale e mondo arabo non può non passare attraverso un impegno per il rilancio economico, culturale e sociale di paesi estremamente bisognosi di interscambi e tecnologie occidentali. E’ una prospettiva, questa, che deve essere perseguita da parte dei governi occidentali. Va favorito insomma un autentico sviluppo economico dei paesi del Sud del Mediterraneo, senza cedere alla tentazione di creare bisogni artificiali ad esclusivo beneficio dei paesi ricchi. In questo stesso ambito occorrerà far pressione sulle autorità dei paesi occidentali affinché pretendano l’applicazione da parte dei paesi musulmani delle risoluzioni dell’ONU per quel che riguarda i diritti umani, la libertà di culto e di coscienza, l’uguaglianza fra i cittadini. Solo con un intervento di questo tipo sarà possibile far capire la distinzione fra un ordine socio-economico moderno ed una prospettiva religiosa, ponendo così fine all’equivoco che porta ad identificare l’Occidente col Cristianesimo.

Aiutare i musulmani a comprendere la necessaria distinzione fra religione e società, fra fede e civiltà, fra islam politico e fede musulmana, è oggi più che mai necessario. Per questo occorre aiutare nel modo più appropriato tutti quei movimenti che lottano per la democrazia e lo sviluppo economico. In questo modo sarà possibile infatti mostrare che si possono vivere le esigenze di una religiosità personale (ma anche comunitaria) in una società in cui il pluralismo venga rispettato. E’ vitale, in più, sostenere concretamente coloro che lottano contro l’integralismo e contro ogni forma di violenza, e incoraggiare le voci che reclamano l’applicazione della sharia nel contesto odierno lontano del letteralismo apatico nelle condizioni storiche del mondo arabo quale esso esisteva un millennio fa. E’ questa una premessa indispensabile per la costruzione nei paesi arabi di un clima di mutuo rispetto fra i Credenti nel’ Unico Dio senza alcuna discriminazione.

Conoscenza reciproca, testimonianza personale, rapporti fra gli stati: su questi tre livelli si gioca la possibilità di un nuovo incontro fra le due sponde del Mediterraneo.

Solo così cristiani , musulmani ed ebrei esploreranno le nuove frontiere del dialogo, incamminandosi uniti nel XXI secolo.

Giuseppe Samir Eid

(Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.)

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