DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

90 a delle considerazioni non bellicose, quali sono il diritto naturale o la società civile. I cristiani hanno potuto essere tollerati dai poteri musulmani in certe epoche e in certi luoghi. Quando le circostanze cambiano, questa tolleranza sparisce. Fino al settimo secolo il Medio Oriente era quasi esclusivamente cristiano, l’Islam lo ha soppiantato con la forza. Due grandi tappe: la conquista araba che islamizza l’Egitto e il levante in appena sei anni, dal 636 al 642: la conquista turca che si appropria dell’Asia minore tra il X e il XV sec. Una sola e stessa strategia: qualche opera- zione militare decisiva permette ai musul- mani di prendere il controllo politico di una provincia o di uno stato: il nuovo potere pro- voca in seguito delle divisioni tra i cristiani ( giacobiti contro i melchiti, copti contro or- todossi, greci contro latini); infine il regime della “dhimma” (“protezione”) miscuglio di misure discriminatorie e di oppressione fi- nanziaria, incita un po’ alla volta i cristiani a convertirsi, in generale intere famiglie o parentele. Alla fine di qualche generazione, un Paese che era cristiano al 90%, al momento del- la conquista non ha che qualche minoran- za cristiana, sia nelle città dove esercitano delle professioni giudicate utili dal potere islamico, sia in qualche regione di difficile accesso, in particolare le montagne. In due momenti, una modificazione del rap- porto di forza globale tra l’islam e il cristia- nesimo ha permesso alle chiese di oriente di riprendere fiato e di conoscere una breve rinascita: le crociate dall XI al XIII sec., e soprattut- to l’espansione europea moderna dal XVIII fino ai due terzi del XX sec. Durante questo secondo periodo (“il più feli- ce della loro storia”) secondo l’universitario cristiano gerosolimitano George Hintlian, le comunità cristiane sono adottate dalle po- tenze occidentali: la Russia veglia sugli ortodossi, la Francia sulle Chiese collegate a Roma, e La Gran Bretagna su tutte le altre comunità: l’Au- stria, la Germania, l’Italia e gli Stati Uniti e persino la Grecia intervengono in ugual mi- sura. I poteri musulmani sono dunque costretti a concedere alle minoranze una piena libertà religiosa e un’uguaglianza sociale o politica quasi completa. I cristiani d’oriente hanno inoltre accesso più largamente dei musulmani ad un’istruzione di tipo occidentale, essa stessa fattore di ri- uscita economica: essi formano l’ossatura della classe media nell’impero ottomano fino alla I Guerra Mondiale, prima di giocare un ruolo analogo fino al 1970 all’incirca nel- la maggior parte dei Paesi arabi. Ma la fine della dominazione occidentale (o decolonizzazione) annulla questi diritti ac- quisiti in un attimo. Gli occidentali consentono in nome dei loro principi, ebraico cristiani o laici: diritto natu- rale, diritti dell’uomo. I musulmani non ci vedono che un ritorno del bilanciere geopolitico in loro favore, an- che se è meno dovuto ad una vittoria mili- tare che alla semplice demografia (in media il tasso di natalità dei musulmani è due volte più elevato di quello dei cristiani nel Medio Oriente).

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