DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

53 d’oggi sistemi e concetti codificati nel X se- colo. Secondo Abdullahi Ahmed An-Naim, professore di giurisprudenza all’università di Khartum, (Sudan) “I primi musulmani hanno interpretato le fonti divine alla luce del conte- sto storico in cui vivevano al fine di creare un sistema coerente e praticabile, che conseguì miglioramenti significativi sul piano dei diritti umani nei confronti dei sistemi precedenti e contemporanei. E’ diritto e responsabilità dei musulmani oggi fare la stessa cosa, per dare vita a una shari’a islamica moderna, destina- ta al contesto attuale radicalmente mutato. Se non lo facessero, tradirebbero in maniera radicale la loro fede, frustrando totalmente il fine divino. Nel loro contesto storico essa rappresentava un miglioramento rispetto ai sistemi vigenti a quell’epoca”(12). Il premio Nobel egiziano Naguib Mahfouz, insieme ad altri cento intellettuali e politici, ha dato vita nell’agosto 1992 ad un’asso- ciazione per consolidare l’unità nazionale in seguito alla violenza religiosa che si è sca- tenata contro i copti. Il presidente fondatore è Ibrahim Nafie, Presidente del Gruppo Edi- toriale Al-Ahram. L’obiettivo principale che l’associazione si prefigge è quello di combat- tere il fondamentalismo religioso e di favo- rire l’uguaglianza tra tutti i cittadini, sia mu- sulmani sia cristiani. Secondo il portavoce dell’associazione, la violenza religiosa è ini- ziata in Egitto quando Nasser è ricorso all’I- slam per consolidare il suo potere nel paese e nel mondo arabo. I gruppi fondamentalisti hanno poi usato la religione per impadronir- si del potere politico, che rappresenta il loro vero obiettivo. Un illustre professore d’islamistica, Ahmed Kamal Abul-Magd, ex-ministro egiziano dell’Informazione , ha invitato i teologi islami- ci a ripensare lo spirito del messaggio corani- co alla luce delle sfide del mondo contempo- raneo, correggendo l’immagine distorta che i musulmani danno oggi della loro religione. Questo problema è talmente sentito dalle massime autorità civili che al quindicesimo summit dei sei paesi del Golfo (Gulf Coopera- tion Council) tenutosi nel Bahrein nel dicem- bre 1994, è stata approvata la proposta dell’ Oman di “abbandonare l’estremismo e il fa- natismo religioso che distorcono l’immagine di tolleranza della shari’a la quale promuove la non-violenza e la convivenza con tutte le religioni”. 9. Verso quale futuro? Quali saranno le norme che garantiranno domani musulmani e non musulmani che vi- vono nei territori islamici? Sarà possibile per un non musulmano essere pienamente cittadino in uno stato in cui l’i- slam è religione ufficiale? Come regolare i rapporti tra stato islamico e comunità internazionale, modellata sui prin- cipi pluralisti? La shari’a è attualmente il criterio ispiratore delle carte costituzionali dei paesi islamici. Potranno mai i musulmani concepire un or- dinamento statale democratico che garanti- sca la libertà di religione e di culto per tutti i cittadini, uguali davanti alla legge, indipen- dentemente dalla religione o dalla ideologia? Alcuni ricercatori musulmani sono propensi ad affermare che la fede islamica non solo è riconciliabile ai diritti umani ma può contri- buire alla loro promozione con la riscoperta del significato originale della shari’a di guida etica e non considerarla una rigida codifica di norme legali. (9) Sono questi alcuni interrogativi a cui bisogna rispondere. Ecco perché per le religioni mo- noteiste è giunto il tempo di trovare insieme il modo di tradurre in pratica le norme etiche comunemente riconosciute. La libertà reli- giosa di pensiero e di espressione è la pietra miliare dell’intera struttura dei diritti umani, come ha affermato Giovanni Paolo II. Le re- strizioni che i cattolici subiscono in molti pae- si a maggioranza musulmana vanno denun- ciate e condannate. Ricevendo in udienza i vescovi pakistani in visita a Limina, il papa ha rivendicato il diritto alla libertà di culto per i credenti di tutte le fedi.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQwMTE=