DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

44 te radicata nei valori cristiani, sta scivolan- do verso l’individualismo. Ma anche i paesi arabi conoscono pericolosi fenomeni sociali: prima di tutto il conflitto tra le classi più ab- bienti, culturalmente più affini all’Occidente, da una parte, e le masse scarsamente scola- rizzate dall’altra che guardano all’Occidente cristiano con sospetto e risentimento. E’ un atteggiamento comprensibile se si dà uno sguardo agli indicatori economici: il 20% della popolazione mondiale meno abbiente dispone dello 0,5% della ricchezza mondiale. Ecco da dove nasce il sentimento di frustra- zione delle masse arabe musulmane, spesso strumentalizzate politicamente. Una frustra- zione, questa, presente anche tra gli immi- grati musulmani in Europa, specie in quelli che non sono riusciti ad integrarsi. Proprio a partire da questa palese ingiu- stizia bisogna che cristiani e musulmani si impegnino per una soluzione più umana ai grandi problemi dell’esistenza. “Nell’aiutare e liberare i deboli e gli o ressi, nel consola- re ed educare gli orfani e gli handicappati, nel curare e confortare i lebbrosi e malati di mente, si riconoscerà la loro fede dai suoi atti; dallo zelo di cui daranno prova dimo- strando comprensione verso gli emarginati, affetto per le persone anziane e compas- sione per i moribondi, si vedrà fino a dove giunge il loro amore per l’uomo.. Testimo- niando agli atei che ogni uomo è un cam- mino verso Dio, i credenti potranno sugge- rire loro, nel modo migliore, che l’uomo è icona di Dio e s prema espressione di tutta la creazione visibile, per la gloria stessa di Colui che l’ha creato”. (Maurice Borrmans, Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani , Pontificia Università Urbania- na, Roma 1988, pag. 129-130) 6. Il bacino mediterraneo Il bacino mediterraneo ha un passato glo- rioso: da sempre zona di incontro e con- fronto, è stato per millenni il centro del mondo. La scoperta dell’America e lo spostamento degli scambi verso il Nuovo Mondo e di là verso il Pacifico, ha dirottato l’attenzione dal Mediterraneo. Comunque le ricchezze naturali del Vicino Oriente hanno conservato al Mediterraneo la sua importanza strategica, e le traversie poli- tiche di questa regione hanno sempre in- fluenzato il mondo intero. Ora il divario fra le rive Nord e Sud del ba- cino si sta ampliando. Confrontando alcuni dati riportati in un articolo dello storico Paul Balta, (Le Monde Diplomatique, ottobre 1994) possiamo cogliere le dimensioni del problema. Il volume degli scambi commer- ciali di Francia, Italia e Nord del Mediterra- neo del 15% rispetto al totale degli scambi mondiali, contro appena il 3% dei 15 paesi del Sud. Il 70% circa degli scambi dell’U- nione del Maghreb avviene con la Unione Europea, costituendo per‚ soltanto il 4% del volume commerciale della comunità. Il pro- dotto interno lordo per abitante (Pil) di 600 dollari in Egitto, 20.000 dollari in Francia. Il Mediterraneo ha accolto nel 1990 un ter- zo del turismo mondiale con 147 milioni di turisti, ma l’80% del flusso si è concentrato in Italia, Francia, Spagna e Grecia. Il divario economico si ripercuote in campo culturale: gli stati del bacino del Mediterraneo pubbli- cano un quarto dei libri del mondo (125.000 titoli ogni anno), ma l’85% delle novità edi- toriali sono concentrate nei quattro paesi del Nord. In assenza di una seria ricerca scientifica, il Sud dipende tecnologicamente n gran parte dall’Occidente; la fuga dei cervelli dalla sola Unione del Maghreb ammonta a 10.000 unità ogni anno. Di fronte al diva- rio demografico crescente tra il Nord del Mediterraneo, in maggioranza cristiano, e il Sud a maggioranza musulmano, un ag- gravio dello squilibrio economico e sociale potrebbe creare seri problemi per l’Unione Europea, con esodi massicci verso la spon- da “ricca” del Mediterraneo.

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