DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

237 sentito la necessità di aderire? 3.Il desiderio di apprendere la lingua ma- terna è lodevole e va incoraggiato; esistono a tale scopo corsi volontari di lingua araba al di fuori dei programmi scolastici, cosi da consentire a questi bambini di poter, un giorno, preparare un esame di equivalen- za per entrare nelle università egiziane. Ma quanti saranno quelli che vorranno prose- guire il percorso nelle università egiziane? Perché finanziatori e promotori della scuola egiziana non pensano ad utilizzare parte dei fondi a loro disposizione per potenziare tali corsi extra scolastici? 4. Le università cittadine riconosceranno i diplomi di fine studi rilasciati dalla scuola egiziana di Milano? E le università egiziane lo faranno? 5.Un certo numero di studenti sauditi e di altri paesi del Golfo arabo frequentano la scuola americana di Milano: come mai non hanno chiesto il trasferimento alla scuola egiziana? 6.La comunità marocchina è la più numero- sa delle comunità straniere a Milano: come mai nessuna richiesta per una scuola ma- rocchina? 7.Il Corriere ha riportato una dichiarazione dell'ambasciatore egiziano a Roma, che «l'Egitto non ha nulla a che fare con quella scuola».Proprio per il bene di questi bambini non spetterebbe alle autorità egiziane tro- vare un accordo con quelle italiane? Visto che l’intento e di preservare la conoscenza della lingua araba non sarebbe il caso che sia la Lega araba ad occuparsene per il bene di questi bambini e di tutte le comuni- tà che hanno l’arabo come lingua materna? 8.Il contenuto dei libri di testo di letteratura e di lingua araba in dotazione nelle scuole egiziane non è sempre compatibile con i valori della nostra costituzione e con il plu- ralismo culturale e religioso esistente in Ita- lia. Chi ha verificato che i testi in uso siano privi d’insegnamenti razzisti o discriminato- ri verso altre minoranze? 9.Il richiamo all’identità islamica, non è sempre compatibile con l’assetto giuridico e socioculturale dei paesi europei. I messaggi educativi proposti da alcuni centri islamici frequentati dalle famiglie in questione sono coerenti con il modo di vivere in Italia? 10.Le nostre scuole Pubbliche italiane inse- gnano la Libertà religiosa, l’uguaglianza dei sessi, la disponibilità ad osservare le leggi dell’Italia, la negazione del ghetto, e tutto quanto significa la volontà di convivenza. Conoscendo la dedizione dei nostri inse- gnanti, è proprio nelle aule scolastiche che i figli degli immigrati vivono l’integrazione e si costruiscono il loro futuro su basi solide, sia che vorranno stabilirsi in Italia, tornare nel loro paese oppure viaggiare nel mondo globalizzato. Sempre per il bene dei nuovi cittadini con- fermo le ragioni per il NO a “quella” scuola a Milano. Giuseppe Samir Eid Oggetto:Scuola Data: lunedì 16 ottobre 2006 15.45 A: "Giuseppe Samir Eid" La società della comunicazione amplifica la diffusione di notizie e commenti, ma rischia spesso di sovrapporre la rappresentazione della realtà alla consistenza oggettiva dei fatti. Il caso della scuola araba di via Ventu- ra a Milano, di cui tanto si discute in questi giorni, ne è una dimostrazione lampante. Pensare che la maggioranza, o almeno una buona parte degli immigrati arabi (specie se musulmani) preferiscano una scuola sepa- rata per i loro figli è semplicemente falso. A Milano e dintorni, nelle scuole pubbliche dell’obbligo, ci sono infatti circa 20mila allie- vi che appartengono a famiglie provenien- ti da paesi arabi. Alcuni addirittura sono iscritti in scuole cattoliche o frequentano gli oratori. I mass-media - e le istituzioni - prevalentemente ignorano questo dato, per concentrare la propria attenzione su alcuni casi marginali di irriducibili partigiani della

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