DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

193 zavano la loro nuova leva finanziaria per propagare un modello di vita dettato dalla sharia, simile alle regole prevalenti ai tempi delle prime conquiste dell’Islam; 5. I sistemi di governo dei paesi arabi che si rifanno alla sharia e non riconoscono i Diritti Umani Universali proclamati dall’ONU nel 1948 i cui fondamenti sono l’uguaglianza del genere umano e la libertà di credo; 6. Nei sistemi educativi arabi si enfatizza a tal punto la religione, che il concetto di cit- tadinanza è subordinato a quello religioso. I sistemi di governo sono intimamente legati a quelli religiosi, lasciando poca libertà di espressione ai popoli e privilegiando i citta- dini musulmani rispetto agli altri. Le situazioni sopracitate hanno lasciato i popoli arabi dipendenti dall’Occidente in tutto e per tutto: la tecnologia, la cultura, le scienze. In vent’anni, 300 milioni di abitanti del mondo arabo hanno prodotto 171 bre- vetti internazionali, rispetto agli oltre 16mila brevetti della sola Corea del sud, il PIL della sola provincia di Milano è superiore a quello dell’intero Egitto. Un gruppo di 150 uomini di lettere, riunitisi ad Alessandria, ha affer- mato: “Noi sappiamo che siamo gli ultimi del mondo, i più nulli. Che cosa abbiamo prodotto in sette secoli, a parte le guerre? Guardate gli Ebrei: sono 15 milioni e hanno decine di premi Nobel, noi meno di cinque. Loro hanno creato in tutti i settori, e noi con 1.5 miliardi niente”. INTERNET E IL VILLAGGIO GLOBALE Tanti poveri ma giovani arabi guardano a tanti ricchi europei seppur anziani. Lo svi- luppo dei mezzi di trasporto e l’eliminazio- ne delle barriere tra gli stati hanno facilitato il movimento dei popoli. La diffusione dei media, delle televisioni e di internet spin- gono le giovani generazioni arabe a con- frontarsi con il modo di vivere dell’Europa. Vedono se stessi poveri, con poca libertà di espressione, meno diritti per le donne, alta disoccupazione, pochi mezzi di sussistenza. Il tutto contrasta con le immagini televisive dell’opulenza in cui vivono i loro coetanei in Europa e con le descrizioni mirabolanti fat- te dai familiari emigrati che ritornano per le vacanze nel paese nativo. Oltre all’assenza apparente della religiosità in Europa, il con- trasto della società del mondo arabo con l’Europa si è allargato a causa dell’offensiva di gruppi che vogliono modificare le leggi a favore di un nuovo tipo di “famiglia” non conforme alle tradizioni sociali arabe. L’ISLAM È LA SOLUZIONE? Il contrasto tra il passato glorioso e la re- altà odierna del mondo arabo è abilmente manipolato da certi ambienti religiosi con lo slogan “la soluzione di tutti i mali si trova nell’Islam”. Secondo loro la rigida pratica islamica dovrebbe regolare la vita sociale e familiare, e i rapporti tra i cittadini e le leggi dello Stato; la mancanza della pratica religiosa ha causato lo stato di inferiorità in cui si trovano oggi i giovani arabi in rappor- to ai coetanei occidentali. Il motto ribadito frequentemente dai media, nei testi scola- stici e nelle prediche religiose è: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. La jihad è la no- stra via. Morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza. Abbiamo conquistato il mondo all'inizio perché abbiamo seguito il Profeta: allora la soluzione è il ritorno al I secolo dell'Islam, al VII secolo della storia”. Questo è il movimento fondamentalista, sono i Salafiti, i Fratelli Musulmani, i fonda- mentalisti. Essi vogliono il ritorno al I secolo, ripren- dendo il modello del “pensiamo che la so- luzione sia nel passato”, in riferimento ai passaggi del Corano che convengono loro. Queste “campagne pubblicitarie” sfruttano abilmente la frustrazione di certi individui, portando- li a gesti estremi in nome dell’Islam quale soluzione dei mali in cui si trovano i pae- si arabi. Non c’è dubbio che forti interessi riescano a propagare queste ideologie che

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